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Tre frammenti da "Malina" di Ingeborg Bachmann

 

Progetto C.R.E.P.A.

di Chiara Cicognani ed Elisabetta Gambi

elaborazione della luce di Flavio Urbinati

elaborazione del suono ed esecuzione dal vivo di Massimiliano Nazzi

assistenti Stefania Tamburini e Rossano Varliero

progetto fotografico a cura di Chico De Luigi

 

Produzione Korekané

con il sostegno di Provincia di Rimini, Istituto Musica Teatri Eventi del Comune di Rimini,

L’arboreto – Teatro Dimora e Teatro Petrella di Longiano.

 

“una sconosciuta si è insinuata dietro un'altra sconosciuta”

da "Malina" di Ingeborg Bachmann

 

Del romanzo “Malina” ci interessa particolarmente la struttura che introduce, entro uno schema convenzionale, materiali o contrastanti o inconsistenti, incrociandoli gli uni dentro gli altri; questo sorprende, forse anche infastidisce, perché apparentemente non lascia punti di unione e il lettore si ritrova nel desiderio di coglierne il nesso.

La Bachmann fa precipitare una storia lineare in un delirio segreto, che appartiene a un’altra realtà, come una favola nera che nessun mondo visibile potrebbe mai ospitare. I due livelli non sembrano saldarsi, solo uno scarto impercettibile lascia scoprire la sovrapposizione degli elementi visibili e invisibili. È un viaggio a ritroso dalla superficie al fondo della terra, dentro le radici. Come all'interno di una camera oscura: per ottenere nitidezza dobbiamo affrontare l'oscurità. Un percorso doloroso, ma necessario, per trascendere l'alienazione da un mondo in cui non ci riconosciamo più e dal quale internamente siamo scollegati.

Per ritrovarsi catapultati dove? Non lo sappiamo.

Lo scenario è apocalittico, sono le nostre terre franate che devono essere ricostruite. Viviamo in un territorio sismico in un moto continuo di distruzione e ri-costruzione. Tentiamo di ri-creare nuovi percorsi e ri-crearci in maniera diversa, ma è proprio dell'essere umano quello di ripetere, edificare tracciati, facendosi agganciare delle richieste del mondo esterno, dimenticando se stessi e smettendo di comunicare se non attraverso automatismi stereotipati

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